L’architettura (non) va in vacanza.

28 Luglio, 2023
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L’architettura porge una mano al turismo per accoglierci in spettacolari strutture, ville, musei, famose e creative residenze private, case d’artista e opere en plein air.

Il nostro paese offre esempi virtuosi tra località balneari e montane che non erano state progettate per l’ospitalità collettiva né per essere visitate, ma che negli anni si sono evolute aprendosi al pubblico per mostrarsi come esempio di magistrale perizia creativa e architettonica.

Un’esempio, prima di tutti, di questo quanto scritto prima lo troviamo nelle dolomiti bellunesi, a Borca di Cadore,dove, per volontà di Enrico Mattei tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio degli anni ‘60 venne realizzato l’ex Villaggio Eni. Si tratta di uno degli esperimenti urbanistici con finalità sociali più interessanti in Italia ed è composta da diverse tipologie di alloggi, ciascuna con un suo carattere coerente, progettata da Edoardo Gallner in collaborazione con Carlo Scarpa come luogo di vacanza per i collaboratori Eni. Dismesso per oltre vent’anni, dal 2014 il Villaggio Eni è stato rilevato dall’associazione culturale Dolomiti Contemporanee che insieme a Minoter hanno avviato il “progettoborca” con l’intento di ripensare e rilanciare questo luogo di storia e architettura.

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Ci spostiamo in alta quota proponendovi un itinerario tra i bivacchi più belli delle nostre alpi come quello Fanton progettato dallo studio Demong, un cannocchiale puntato verso la valle delicatamente appoggiato sulla forcella Marmarole o il Bivacco Gervasutti, ideato dagli architetti Gentilcore e Testa nell’ambito del progetto Leap, una struttura modulare posta a 2360 m di altitudine sul massiccio del Monte Bianco o ancora il Bivacco Corradini, un prisma scuro con profilo esagonale e interni in pino cembro, realizzato dagli architetti Michele Versaci e Andrea Cassi e posto a pochi metri dalla vetta della Dormillouse, in Val di Susa.

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Scendiamo di altitudine per andare a scoprire il Parco dei Tarocchi, sfavillante eccentrico e colorato giardino realizzato dall’artista Niki de Saint Phalle a Garavicchio in Toscana. Continuiamo la nostra discesa verso sud dove Casa Malaparte, un progetto di Adalberto Libera, una delle opere private più conosciute del panorama dell’architettura moderna merita senza dubbio una sosta per osservare la sua iconica bellezza dai sentieri circostanti e dal mare. A strapiombo sul mare di Capri la sua posizione e la sua scalinata panoramica sono elementi immediatamente riconoscibili e mozza fiato.

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Ci spostiamo in Umbria, regione ricca di un passato artistico prestigioso per andare a scoprire La casa Dipinta di Brian O’Doherty, una coloratissima abitazione residenza italiana dei coniugi O’Doherty e Novak. Al primo piano la cucina e la sala da pranzo sono decorate con parole le seguenti parole “ONE HERE NOW” scritte nell’alfabeto usato in Irlanda fino al VII. Salendo le coloratissime scale si arriva al soggiorno dove l’opera che rapisce l’attenzione è un’installazione intitolata Trecento realizzata con fili sottili fissati alla parete che delimitano un altare dipinto con i tre colori primari. All’ultimo piano, in una zona tranquilla e appartata si trova la camera da letto dove i colori si fanno intensi e dove l’artista ha dipinto le aperture e le finestre per esaudire il desiderio della moglie di poter godere del bellissimo panorama Umbro. 

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Proseguiamo il nostro percorso alla scoperta di luoghi insoliti e arriviamo in Sicilia, in provincia di Agrigento dove, dal 2014, nasce Farm Cultural Park, un progetto di riqualificazione del centro storico di Favara che vede dialogare arte contemporanea, architettura e public design. Percorrendo i vicoli stretti della cittadina si ha la sensazione di trovarsi in una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto dove luoghi di incontro si mischiano a progetti di design e opere di street art. Farm Cultural Park è uno straordinario esempio di resistenza all’abbandono, all’incuria, al degrado e allo spopolamento attraverso un vibrante progetto che restituisce al luogo energia positiva e nuova vita.

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L’ultima tappa del nostro tour alla scoperta delle bellezze architettoniche dell’Italia si conclude proprio in Sicilia, nella parte occhidentale dell’isola dove per volere di Alberto Burri è stata realizzata una delle più maestose opere di arte ambientale, il Cretto di Burri o Cretto di Gibellina. Quest’opera monumentale sorge sul territorio dell’ex città di Gibellina, completamente distrutta dal terremoto del 1968. Burri progettò un monumento caratterizzato da grossi blocchi di cemento realizzati accumulando e ingabbiando le macerie degli edifici stessi, dall’alto l’opera ripercorre il reticolato di vie e vicoli della vecchia città ed appare come una serie di fratture di cemento sul terreno.

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[…] andiamo a vedere dove sorgeva il vecchio paese. […]  Mi veniva quasi da piangere e subito mi venne l’idea: ecco, io qui sento che potrei fare qualcosa. Io farei così: compattiamo le macerie che tanto sono un problema per tutti, le armiamo per bene, e con il cemento facciamo un immenso cretto bianco, così che resti perenne ricordo di questo avvenimento.

( Alberto Burri, 1995)

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